Vediamo se i parlamentari attenti trovano la strada per bloccare anche questo disperato tentativo di Renzi di regalare un aeroporto agli amici
http://www.huffingtonpost.it/2016/01/27/aeroporto-firenze-carrai_n_9087848.html?ir=Italy
Vediamo se i parlamentari attenti trovano la strada per bloccare anche questo disperato tentativo di Renzi di regalare un aeroporto agli amici
http://www.huffingtonpost.it/2016/01/27/aeroporto-firenze-carrai_n_9087848.html?ir=Italy
L’Unesco addita Firenze per la malagestione del centro storico. Una lettera da Parigi chiede spiegazioni al sindaco Nardella sulla vendita di edifici monumentali pubblici e sulla loro trasformazione in appartamenti; sul progetto di parcheggi sotterranei nel centro storico; sulla prevista linea tramviaria sotto il Duomo; e infine sul passaggio del tunnel dell’alta velocitàche minaccia la fortezza cinquecentesca e l’arco dei Lorena.
Nardella fa lo gnorri. E di tutta risposta emana un regolamento che limita l’apertura di kebab e supermercatini, del tutto fuori tema. Folgorata dalla modestia della proposta, la senatrice Di Giorgi (già assessore di Renzi) annuncia di voler estendere la norma a tutti i centri storici d’Italia.
La situazione è tragicomica. La città è usata per far cassa. Il centro di Firenze è in piena svendita. Centinaia di migliaia di metri quadri di edifici monumentali, pubblici e privati, messi all’incanto e promossi dal sindaco nelle fiere internazionali della speculazione immobiliare. Sulla loro vendita lucrano società frequentate da esponenti del giglio magico. Parcheggi interrati caparbiamente sostenuti dalla giunta, “valorizzano” le trasformazioni in residence a cinque stelle di grandi complessi immobiliari. I residenti abbandonano la città storica, gli appartamenti trasformati in B&B o affittati agli studenti (americani, gli studenti nostrani sono stati buttati anch’essi in periferia, a seguito di antichi decentramenti).
Attrezzature e servizi pubblici sono allontanati dalla città storica. I presìdi sanitari, chiusi. Il trasporto pubblico (privatizzato nell’era renziana), in ginocchio: il centro non è servito e gli autobus, buttati sui viali, procedono a stento su inesistenti corsie protette. La pianificazione è sostituita da mille insensate operazioni di propaganda. Nessun serio provvedimento limital’espansione del turismo di lusso che cannibalizza il quadrilatero romano. Nei quartieri limitrofi, il tessuto sociale di chi resta è sempre più omogeneo, sempre più borghese. Nei luoghi centrali, la popolazione migrante è gestita con misure securitarie.
Eppure, in Italia esiste una cultura della città storica, una tradizione teorica ed operativa riconosciuta internazionalmente. A partire dalla Carta di Gubbio(1960) che equiparava a monumento l’intero centro storico, che predicava la necessità di restaurare le pietre senza espellere le popolazioni residenti nei centri. Proseguendo con l’esempio di Bologna, che nel 1969 dava il via al recupero delle case storiche del centro e le destinava a residenze popolari, e che, rendendo socialmente disponibili gli edifici monumentali intramuros, attribuiva all’uso popolare i luoghi del potere. E infine con i molti piani particolareggiati per i centri storici che, negli scorsi decenni, hanno dato risultati più che significativi.
Ma Nardella, tutto questo non lo sa. E per togliersi di mano la patata bollente ha scelto la via del travisamento, Renzi-style. Certo, anziché affrontare di petto il sistema delle grandi opere, la liberalizzazione del commercio, la speculazione immobiliare internazionale e i diffusi interessi proprietari,meglio dare addosso ai più deboli. E poi magari sviolinare alla nazione intera che la soluzione è geniale.
*Ilaria Agostini, urbanista, è attiva nel laboratorio perUnaltracittà
SENTENZA N. 7 ANNO 2016
LA CORTE COSTITUZIONALE
(….omissis…)
1) dichiara l’illegittimità costituzionale dell’art. 1, commi 2 e 4, del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133 (Misure urgenti per l’apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del Paese, la semplificazione burocratica, l’emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive), convertito, con modificazioni, dall’art. 1, comma 1, della legge 11 novembre 2014, n. 164, nella parte in cui non prevede che l’approvazione dei relativi progetti avvenga d’intesa con la Regione interessata;
2) dichiara l’illegittimità costituzionale dell’art. 1, comma 10-bis, del d.l. n. 133 del 2014, nella parte in cui non prevede che l’approvazione del Piano di ammodernamento dell’infrastruttura ferroviaria avvenga d’intesa con la Conferenza Stato-Regioni;
3) dichiara l’illegittimità costituzionale dell’art. 1, comma 11, del d.l. n. 133 del 2014, nella parte in cui, ai fini dell’approvazione, non prevede il parere della Regione sui contratti di programma tra l’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile (ENAC) e i gestori degli scali aeroportuali di interesse nazionale.
Così deciso in Roma, nella sede della Corte costituzionale, Palazzo della Consulta, il 1° dicembre 2015.